Parole per lottare di
Franco Pasqua

A chi si accinge a leggere quest'ultimo libro di Alessandro Sicilia, il suo discorso può sembrare saltuario e occasionale, in realtà, a ben vedere, legittima una consistenza di un mondo interiore di sentimenti e tensioni mentali di un deliberato processo di scarnificazione della parola. L'ironico tessuto connettivo del linguaggio di "Digitale omologato?"si mette a nudo attraverso il suo modi naturale di porgere poesia, (si pensi, fatte le dovute considerazioni, a Beckett e Prévet), una poesia scritta per essere detta e quindi più portata che scritta. Il Sicilia compone i suoi versi in tale simbiosi: con naturale spontaneità vocale. Le parole diversificate da una natura incombente e angosciata, non possono definire l'abisso del pensiero di un'ascesi intellettuale della condizione umana. Gli angusti sentieri del Sicilia sono percorsi da una tiritera le cui parole riescono a penetrare una realt&ahrave; tangibile con notevoli risorse del linguaggio poetico. L'onestà e l'impegno di un lavoro intellettivo, al contatto vivo con una realtà continuamente ferita, riesce a sconfiggere il germe corrosivo di un quotidiano devastante, anche se confortato dal rifugio della luce. Credo che il poeta abbia la consapevolezza di una poesia destinata alla sopravvivenza e che ritrovi sempre quel rifugio di luce più congeniale al suo spirito. L'esperienza quotidiana, passata attraverso guerre e disastri umani, ha determinato nell'autore, con i vari pezzi che compongono il testo, una congiunzione tematica dell'assenza di un dio prigioniero e nel contempo della presenza di un dio che liberi le coscienze degli uomini. Ritengo che lo strumento ideale per incarnare la poesia sia la parola con il Sicilia estremizza con la forza immediata del linguaggio diretto una progressiva coscienza contro la guerra e il potere. Nel segno di autentica vocazione questa poesia non si esaurisce in un semplice gioco di parole: la tiritera e l'immediatezza bruciante di una battuta ( anche se percorse da un blando metaforismo) vivono nel dono naturale dell'invenzione e del contatto intenso della vita. Un fitto tessuto di parole e significati descrive l'essenza di una realtà umana che si radicalizza nel continuo dire della parola: giaccé "legare le parole" non significa silenzio (anche degli innocenti), ma evadere dalle tenebre tortuose di un quotidiano sempre più oppressivo e recrudescenze. In un tempo in cui la poesia dei nostri giorni sia più credibile rispetto al passato. Luigi Malerba dice: "Sono proprio contento che esistano i poeti. Riescono a dire la verità anche quando dicono di non averla trovata". La verità del Sicilia è nelle bombe, la cui triste attualità è nelle ore inquiete che il mondo vive: sono riflessioni sulla barbarie bellica e sulla politica. In questa raccolta si evidenzia che lo strumento di lotta rimane essenzialmente la parola intesa come arma per il riscatto della dignità dell'uomo.